Relazioni e conflitti ai tempi del COVID-19: l'indagine del CIPM
Relazioni e conflitti ai tempi del COVID-19: l'indagine del CIPM
Sul territorio italiano sono presenti delle realtà associative che condividono la stessa denominazione, CIPM – Centro Italiano per la Promozione della Mediazione, ed hanno in comune un approccio multidisciplinare ed integrato nella prevenzione e nel trattamento delle violenze relazionali. Sulla scorta di questa operatività, si è deciso di condurre un’indagine esplorativa su scala nazionale finalizzata a sondare, in tempo di pandemia, le modalità di gestione della conflittualità nelle relazioni in famiglia e di prossimità.
L’isolamento, la convivenza forzata e l’instabilità socio-economica, in questo periodo di emergenza, comportano il rischio di una maggiore esposizione a dinamiche conflittuali nelle relazioni intime.
Il contributo può essere utile per potenziare le azioni di prevenzione e gli interventi che i CIPM svolgono da tempo in diverse zone del nostro Paese. L’indagine non ha valenza scientifica ma meramente empirica ed incentrata sullo stato d’animo e sulle emozioni di coloro che gentilmente, da molte regioni italiane, hanno fornito delle risposte. I risultati dell’indagine dovrebbero indurre ad una maggiore attenzione verso quei fattori di rischio a cui sono esposte le relazioni intime affettive e familiari.
A tale scopo è stato predisposto un questionario a cui hanno risposto 3655 persone.
Di seguito altri dati relativi al genere, all’età e alla professione di coloro che hanno partecipato.
“Disegnare buone relazioni” il progetto per la lotta alla violenza di genere promosso dal CIPM Emilia
“Disegnare buone relazioni” il progetto per la lotta alla violenza di genere promosso dal CIPM Emilia
<<Disegni, réclame, video, post e “meme” sui social. Così circa 130 ragazzi di alcuni istituti e realtà educative piacentine (...) proveranno a dare il loro contributo per contrastare e prevenire la violenza sulle donne, lanciando un messaggio positivo a coetanei e adulti>> ricorda Piacenza Sera in merito al progetto "Disegnare buone relazioni" promosso dal CIPM Emilia e dalla Provincia di Piacenza.
E prosegue: “(...) il progetto prevede la realizzazione di 6 percorsi, suddivisi in 3 incontri da 2 ore ciascuno – hanno spiegato Elena Di Blasio e Glenda Marafante, psicoterapeute di CIPM Emilia. L’idea alla base è di fare una prevenzione primaria, facendo riflettere innanzitutto i giovani su stereotipi e pregiudizi che quotidianamente assorbono attraverso i media, la pubblicità e la cultura in cui sono immersi. (...) Successivamente porteremo alla loro attenzione alcuni casi di cronaca che consistono in atti di prevaricazione all’interno di una relazione – amicale o affettiva – quando questa finisce. La tematica, nello specifico, è quella del revenge porn, una vendetta che vuole distruggere l’immagine sociale e l’identità della persona che la subisce. Si tratta di un fenomeno in aumento tra i giovani, a cui bisogna insegnare che costruire buone relazioni significa anche sapere accettare e tollerare conflitto e frustrazione”.
Per leggere l'intero articolo su Piacenza Sera, clicca qui.

Così recupero gli uomini violenti: intervista a Paolo Giulini su TV2000
Così recupero gli uomini violenti: intervista a Paolo Giulini su TV2000
Il Dott. Giulini è intervenuto durante la trasmissione "Bel tempo si spera" del 5/11/2020 in merito al lavoro trattamentale che da 25 anni svolge con autori di reati sessuali e maltrattamenti.
Ha in particolare sottolineato che ciò che è importante è dare efficienza al sistema delle pene, che non vuol dire solo in senso retributivo, cioè di aumento delle pene, ma vuol dire anche dare la possibilità alle vittime di avere maggiore sicurezza e dare pene che possano restituire alla società soggetti che hanno rivisitato le loro responsabilità, sono entrati in contatto con la sofferenza che hanno generato nelle vittime.
E questo lavoro può essere fatto proprio nel sistema delle pene con interventi trattamentali specifici, sia in carcere sia sul territorio, per far entrare queste persone in contatto con le proprie vulnerabilità e difficoltà, che spesso sono alla base dello loro condotte.
https://youtu.be/DKQD0CPEESY
Lo sport vale una vita? Contrasto alla violenza sessuale e agli abusi sui minori nello sport
Lo sport vale una vita?
Il Dott. Paolo Giulini e la Dott.ssa Francesca Garbarino hanno partecipato all'incontro "Lo sport vale una vita?" organizzato da IL CAVALLO ROSA per promuovere la consapevolezza nel contrasto alla violenza sessuale e agli abusi sui minori nello sport.
Il Dott. Giulini ha fornito preziosi spunti di riflessione e di intervento, ricordando che "è proprio dalle esperienze trattamentali con autori di reati sessuali che noi abbiamo in carcere e sul territorio, con sportivi anche di alto livello in questi anni, che ci siamo convinti che sia necessario lavorare anche nel mondo sport e non solo nel mondo del tessuto familiare che produce così tante vittime al suo interno". È necessario lavorare per costruire anche nel mondo dello sport la capacità e la disponibilità culturale a leggere questi fenomeni.
"Il mondo dello sport (…) è una bolla autoriferita, che da una parte tutela e costruisce il senso delle pratiche sportive, creando coinvolgimento, motivazione, lavoro comune, lavoro di squadra, obiettivi sani, però è anche una bolla che chiude la parola alle potenziali vittime", come la bolla delle relazioni familiari.
"Negli abusi non viene coinvolta solamente la persona direttamente, ma anche i suoi sistemi valoriali di riferimento, la paura di deludere, di far crollare il proprio mondo di riferimento e di non poter contare sulla possibilità di avere un radioso futuro sportivo, legato alle medaglie e alla performance". Il mondo dello sport è una bolla che ancora non ha quella mente e quegli occhi disposti a riconoscere queste situazioni di abuso. Ed è per questo che ci stiamo lavorando, ad esempio introducendo nella società sportiva dell'Inter una figura di riferimento, una sentinella della fiducia, in grado di intercettare segnali di disagio che si possono generare nelle relazioni intime che si creano con i coach. L'augurio è di poter estendere la presenza di queste figure anche ad altre società.
Altro passo importante sarebbe "non permettere più, nei settori giovanili, gli allenamenti individuali (…) costerà di più, è un sacrificio, ma quello che ci previene in termini di costi successivi è straordinario perchè appuntovale una vita. Nelle squadre sotto una certa fascia d’età (sarebbe consigliabile su tutte le squadre sotto i 18 anni) avere sempre il doppio trainer, figure adulte che possono aiutarsi tra di loro a controllarsi. C’è bisogno di controllo perchè le persone con queste vulnerabilità non vanno solo (...) espulse dagli ambienti (anche), ma potrebbero anche essere un po’ accolte, trattate e convinte che quello non è il loro posto, ma questo non significa che in questo momento noi stiamo facendo una guerra a chi ha queste vulnerabilità".
La Dott.ssa Garbarino ha invece approfondito il tema delle vittime e del trauma, sottolineando la difficoltà che spesso sperimentano le vittime a riconoscersi come tali e a percepire il trauma subito.
"Il trauma è una ferita che devasta (...) e lascia traccia sia a livello di identità sia di capacità di entrare in relazione (...) e queste tracce sono veramente di lungo periodo"
Nell'ambito dello sport, spesso le violenze avvengono attraverso la costruzione della collaborazione della vittima; coach e allenatori approfittano, come in una vera e propria truffa, della relazione strettissima, quasi fusionale, che instaurano con gli atleti, creando la percezione di un consenso apparente. Ed è anche questo meccanismo che poi rende difficile alla vittima percepire il trauma e l'abuso subiti.
Come ricordato anche dal Dott. Giulini, il primo passo per intervenire a sostegno delle vittime è perciò quello di sensibilizzare le famiglie e le società sportive a captare i segnali di disagio che le vittime portano per aiutarle a riconoscere il trauma, a dar voce alla loro sofferenza a ad attivare un sostegno psicologico efficace.
Prevenire comportamenti devianti: il Dott. Giulini a TV2000
Prevenire comportamenti devianti: il Dott. Giulini a TV2000

Lo sport vale una vita? 24/10/2020 Contrasto alla violenza sessuale e agli abusi sui minori nello sport
Lo sport vale una vita? | 24 ottobre 2020
Il Dott. Paolo Giulini e la Dott.ssa Francesca Garbarino, criminologa e vicepresidente CIPM, parteciperanno al primo incontro per la consapevolezza nel contrasto alla violenza sessuale e agli abusi su minori nello sport.
- Paolo Giulini: "Il mio impegno nello sport. Il ruolo trainante del calcio"
- Francesca Garbarino: "Le vittime, un trauma per sempre. La percezione dell'abuso e il sostegno psicologico"
Il convegno si terrà sabato 24 ottobre 2020 alle ore 11:00.
Per ragioni legate all'emergenza sanitaria, il convegno si terrà online e si potrà seguire in diretta streaming dalla pagina Facebook del Cavallo Rosa/ChangeTheGame o dal sito www.ChangeTheGame.it
Abusi nello sport | il Dott. Giulini al corso FIGC per i Responsabili dei Settori Giovanili dei club professionistici di calcio italiano di serie A, B e C
Abusi nello sport | corso FIGC
Ieri 20 ottobre 2020 a Coverciano, il Dott. Paolo Giulini, criminologo clinico e Presidente CIPM, ha partecipato come formatore al corso FIGC per i Responsabili dei Settori Giovanili dei club professionistici di calcio italiano di serie A, B e C, tenutosi presso l’aula formativa del Museo del calcio della FIGC.
Il Dott. Paolo Giulini, su invito del Responsabile del corso Filippo Galli, è intervenuto affrontando il delicato tema dell’abuso nello sport.
RAI 3 | Il Dott. Giulini interviene a "Le parole della settimana" (17/10/2020)
RAI 3 "Le parole della settimana" (17/10/2020)
Il Dott. Paolo Giulini è intervenuto durante la trasmissione "Le parole della settimana", condotta da Gramellini in prima serata su RAI 3, per rispondere ad alcune domande rispetto agli uomini violenti.
"È un auspicio che la nostra pena diventi più efficace: l'aumento di queste pene per queste condotte deve prevedere anche la capacità di essere efficaci nelle risposte", attraverso una presa in carico trattamentale.
Le persone che commettono violenza sono persone che hanno vissuto infanzie non protette per vari motivi: trascuratezza, negligenza, violenza assistita e direttamente subita; anche in questo risiede la complessità del trattamento, per cui "non si tratta solo di dare a queste persone la consapevolezza del danno che hanno generato alle vittime, ma anche di rendersi conto di quelle che sono le loro vulnerabilità, spesso dovute a infanzie e sviluppi della loro storia non particolarmente adeguati".
Per vedere l'intervista (dal min 40) clicca qui.
Progetto ReSTart: conclusa formazione CIPM su STATIC-99R e STABLE-2007
Si è conclusa da poco la formazione CIPM su STATIC-99R e STABLE-2007, due strumenti testistici di rilevanza internazionale utilizzabili nell’ambito trattamentale per il monitoraggio del rischio di recidiva dei sex offenders.
La formazione si è svolta nell’ambito del progetto ReSTart (Riabilitare rei Sessuali attraverso il Trattamento), di cui il CIPM è capofila.
Si ringrazia il Fondo di Beneficenza ed opere di carattere sociale e culturale di Intesa Sanpaolo.
Avvio della XV annualità dell'Unità di Trattamento Intensificato per autori di reati sessuali presso la II Casa di Reclusione di Milano-Bollate
Sono ufficialmente iniziate le valutazioni negli istituti con sezioni protette per l'inserimento dei detenuti ritenuti idonei nella XV annualità dell'Unità di Trattamento Intensificato (UTI) per autori di reati sessuali presso la II Casa di Reclusione di Milano-Bollate.
La sperimentazione (pianificata e gestita dai professionisti del privato sociale che fanno parte del CIPM), iniziata nel lontano Settembre 2005, ha rappresentato il primo tentativo di trattamento e presa in carico di autori di reati sessuali nella realtà penitenziaria italiana, prevedendo la costituzione di un’Unità di Trattamento Intensificato all’interno della II Casa di Reclusione di Milano–Bollate.
Il trattamento è concepito come l’offerta per l’individuo della possibilità di comprendere, ridefinire e quindi modificare il significato finora dato alla propria esistenza, e come un’opportunità di rielaborare il proprio reato e capirne fino in fondo le dinamiche e le conseguenze, nell'ottica di prevenire la recidiva.