Intervista al Dott. Paolo Giulini in merito al trattamento degli autori di reati sessuali (Radio24, 28/01/2021)
Condividiamo con piacere l’intervista integrale al Dott. Giulini e di seguito alcuni estratti.
Il rischio di recidiva e il trattamento
“La recidiva è un problema importante per questi reati. […] Ci sono alcuni di questi autori che sono a forte rischio di recidiva e […] la punizione non manca, il problema è l’efficacia di queste pene, cioè riuscire a lavorare nei circuiti penali, ma anche sul territorio, magari seguendo anche queste persone fuori dando loro una possibilità di un monitoraggio e di una presa in carico per evitare queste gravi recidive. È il caso un po’ di quello che stiamo facendo nell’esperienza milanese: abbiamo un programma intensivo di trattamento nel carcere di Bollate dal 2005, una sorta di comunità trattamentale detentiva, e poi un servizio del Comune di Milano (Presidio Criminologico Territoriale) che offre la possibilità a queste persone di fare ben 5 gruppi settimanali di trattamento.”
“La risposta che viene chiaramente di pancia è buttare la chiave […] (ma) è possibile lavorare per ridurre questo rischio (di recidiva) e anche per restituire una qualità della vita a delle persone che si portano dietro anche aspetti compulsivi che spesso e volentieri vengono fin dall’infanzia […]. Di quelle persone che noi abbiamo trattato in questi anni, che sono 355 in carcere e quasi 500 sul territorio, io le posso dire che il 100% di costoro ha avuto un’infanzia non protetta e noi su quell’infanzia non protetta andiamo a lavorare anche per costruire con loro dei percorsi evolutivi che siano per loro una soddisfazione al i fuori di quelle che possono essere poi le modalità violente della loro sessualità o devianti della loro sessualità che devono intercettare.”
Castrazione chimica?
“Non sono persone malate (…) Devono assumersi le loro responsabilità, fare i conti con le loro vulnerabilità. Alcuni di questi, ma io dico una minoranza davvero molto poco rappresentativa del campione di autori di reati sessuali, (…) potrebbero avere bisogno, in una presa in carico (clinica e criminologica), anche di una integrazione di tipo psicofarmacologico” afferma il Dott. Giulini.”
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