In un articolo di letteradonna.it, la giornalista Cristina Obber, istimola un’interessante riflessione sulla funzione rieducativa del carcere per gli uomini violenti e sulla necessità di intervenire in un’ottica di prevenzione del rischio di recidiva.
Nel suo articolo si legge: “Questo fanno gli uomini violenti, picchiano, sottomettono, uccidono. E non è il carcere a cambiarli. Soprattutto se ci torni solo a dormire, come una pensione a mezza stella, mentre ti costruisci una vita esterna che ti permette di allacciare nuove relazioni omettendo di raccontare chi sei. Un carcere che secondo la Costituzione dovrebbe essere un luogo di rieducazione ma che nella realtà è (…) un «freezer» come lo definisce il criminologo Paolo Giulini (…). Un freezer che ci restituisce gli uomini violenti così come sono entrati, se non di più (…). La recidiva (…) è il grande problema che riguarda i femminicidi, i pedofili, gli stupratori, gli autori di violenza domestica.”
E sulla prevenzione della recidiva lavora proprio il CIPM, sia in contesto intra-murario che extra-murario. Il Dott. Giulini ha in particolare ricordato che il modello milanese di Presidio Criminologico Territoriale, che lavora con autori di reati sessuali su minori e donne attraverso colloqui individuali e gruppi di parola, è unico in Europa e che la sua efficacia è comprovata dalla bassissima recidiva.