Su La Repubblica del 3 maggio 2019, il CIPM si esprime rispetto alla proposta di legge per introdurre la castrazione chimica per curare gli autori di reati sessuali.
“Si invoca la castrazione chimica come un sovrappiù punitivo, dando soltanto una risposta emotiva allo sdegno delle persone. Per evitare che pedofili e violenti reiterino il crimine serve invece un trattamento multidisciplinare, supportato da una adeguata attività di valutazione psicodiagnostica” osserva il Dott. Paolo Giulini, non escludendo al contempo la possibilità, nell’ambito dei progetti seguiti, di poter integrare in modo sperimentale terapie con trattamenti farmacologici.
“La (…) castrazione chimica non è efficace e risolutiva poiché agisce sulla sola componente fisiologica. La maggior parte degli autori di reati sessuali non ha un problema nel controllare gli impulsi e, sempre nella maggior parte dei casi, la dimensione della sessualità non è prevalente, è solo un mezzo per mettere in atto dinamiche di controllo, potere e prevaricazione” afferma la Dott.ssa Laura Emiletti.